Nell’eco del firmamento cantano le nostre domande,
di spazi arcani, di eventi senza tempo, di scopi ridondanti,
del muto e assordante divenire del racconto umano.
Sarai tu, Altair, la mia luce?
Sarai tu, Polaris, la mia risposta?
Cado e mi interrogo.
Siedo nel buio silenzio della montagna,
m’immergo nel segreto della mia anima,
nell’immenso desiderio di varcare l’ignoto.
Per poterlo dimenticare,
e ancora una volta,
ancora una notte,
ascoltare.